La pizza fritta è un’ulteriore testimonianza della creattività dei napoletani. Alla fine della seconda guerra mondiale la città, come tutto il Paese, era priva di tutto. Anche la pizza napoletana era diventata quasi un lusso: per farla ci voleva il forno a legna, e poi andava condita con la mozzarella e il pomodoro, che spesso non si trovavano, e comunque costavano. Ci voleva qualcosa di facile da fare per chi doveva venderlo, e di economico per chi doveva comprarlo.
Fu così che il napoletano inventò la “pizza fritta”. L’impasto è lo stesso della pizza “classica”, semplice ed economico: acqua, sale, farina e lievito. Poi però niente forno a legna: bastava una grossa padella piena d’olio, nella quale l’impasto veniva messo a friggere.
La pizza fritta, semitondeggiante, della forma della padella che la conteneva, era imbottita degli ingredienti meno costosi che si potessero trovare allora: la ricotta e i cicoli.
La ricotta arrivava in città dalla campagna, con i contadini che venivano a vendere la loro roba. Costava poco, e non sempre era abbastanza saporita: ci si aggiungeva allora un po’ di pepe, e soprattutto i “cicoli”: i pezzetti di grasso di maiale, anch’essi poco costosi, che sprigionavano un grande profumo.
La pizza fritta fu insomma un geniale sistema per aiutare le famiglie napoletane a sbarcare il lunario. Fuori dal basso venivano portate la fornacella e un bel padellone, e si poteva cominciare. Non mancavano le iniziative: famosa era la “pizza a otto”, chiamata così perché si poteva avere subito, ma si pagava dopo otto giorni.
Oggi la pizza fritta, che era stata un arrangiamento tutto napoletano per tirare avanti, senza però rinunciare all’idea della pizza, è poco richiesta, e la si può trovare soltanto in qualche pizzeria. Ma solo a Napoli : nonostante sia facile da fare, la pizza fritta non è stata esportata nel mondo. E perciò non esiste un disciplinare che la garantisca e la protegga.
Della pizza napoletana fritta, e del periodo del suo massimo fulgore, è rimasta comunque una testimonianza illustre nell’episodio de “L’oro di Napoli”, regia di Vittorio De Sica, in cui Giacomo Furia, venditore di pizze fritte, va all’affannosa ricerca di un anello che la moglie infedele, una stupenda Sophia Loren, finge di aver perso nell’impasto, con questo film si puo’ rivivere la Napoli del dopoguerra.
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