Nel cuore pulsante di Napoli, dove l’aroma di pomodoro e basilico si mescola all’eco di antiche canzoni, sorgeva la pizzeria “Il Vesuvio Antico”. Don Gennaro, con le sue mani segnate da decenni di impasti e infornate, regnava incontrastato nel suo piccolo regno. Il suo orgoglio era il forno a legna, un colosso di mattoni refrattari che sferragliava fuoco e magia. Ogni sera, dal camino del Vesuvio Antico, un fumo profumato saliva verso il cielo, annunciando a tutti che la vera pizza napoletana era pronta.Don Gennaro non si fidava della modernità. “La pizza è un’arte,” diceva spesso ai suoi giovani apprendisti, “e l’arte ha bisogno di tradizione, non di diavolerie a gas.” Il suo forno, alimentato con la legna giusta, conferiva alla pizza un sapore inconfondibile, una crosta croccante e un profumo affumicato che era l’anima stessa del locale. Ma dall’altra parte della città, in un quartiere più moderno e frenetico, splendeva “Pizza Futura”, la pizzeria di Marco, nipote di Don Gennaro. Marco era un giovane ambizioso, cresciuto tra tutorial online e le ultime tecnologie. Il suo forno a gas, lucido e all’avanguardia, prometteva velocità e controllo preciso della temperatura.”Niente più fumo, niente fuliggine, tutto pulito e igienico!” esclamava Marco, orgoglioso della sua scelta. “E i costi? Il gas è più comodo, più moderno!” La sua pizza era buona, certo, ma mancava di quella “anima” che solo il forno a legna di nonno Gennaro sapeva dare. I clienti notavano la differenza nel profumo, nell’odore, quel qualcosa in più che rendeva unica la pizza del Vesuvio Antico. Normative sulla qualità dell’aria, e il vecchio forno a legna di Don Gennaro fu messo sotto la lente d’ingrandimento. Marco, con un sorriso compiaciuto, andò a trovare il nonno. “Vedi, nonno? Il tuo forno inquina! Il mio a gas è l’unica soluzione!”Don Gennaro, però, non era tipo da arrendersi facilmente. “Fuliggine? Ma quale fuliggine, ragazzo! Esistono gli abbattitori, lo sai? Tecnologie moderne anche per noi vecchietti!” E infatti, dopo qualche ricerca, Don Gennaro installò un moderno abbattitore di fuliggine. Il fumo che usciva dal camino del Vesuvio Antico era ora pulito come l’aria di montagna, e il sapore della sua pizza rimase inalterato. Un pomeriggio, mentre i due pizzaioli si trovavano a prendere un caffè, la conversazione virò inevitabilmente sui costi. Marco, con un’aria superiore, affermava: “Con il gas non ho problemi di stoccaggio legna, né di cenere. È tutto più semplice e, di sicuro, più economico a lungo termine.”Don Gennaro, però, scosse la testa. “Guarda, figliolo, la legna ha un costo basso , e poi ti dura. E non è soggetta alle fluttuazioni selvagge del prezzo del gas. Alla fine del mese, ti assicuro, il mio bilancio è più leggero del tuo. Un metro cubo di legna ti costa meno di quanto pensi, e il rendimento calorico è incredibile.” Marco rimase un attimo pensieroso. Non aveva mai considerato il costo della legna in prospettiva.Ma la rivelazione più grande arrivò un giorno, quando un tecnico specializzato, chiamato per una manutenzione a “Pizza Futura”, fece una scoperta sorprendente. “Signor Marco,” disse, “anche i forni a gas, se non puliti regolarmente e se la combustione non è ottimale, possono produrre un residuo carbonioso, una sorta di fuliggine invisibile, che si deposita nelle canne fumarie e. Marco era sbalordito. Aveva sempre creduto che il suo forno fosse immune a questi problemi.

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